giovedì 26 giugno 2008

Sicurezza per tutti, tranne per i bambini.

“Il decreto sicurezza, così com’è, mette la parola fine alla lotta alla pedofilia online in Italia”. Lo ripete due volte, Giovanni Arena, presidente di Telefono Arcobaleno, l’Ong italiana che da dodici anni si occupa di segnalare e combattere il mercato degli abusi sessuali sui minori. Vuol essere sicuro che si capisca bene: “non voglio dare un giudizio politico, ma tecnico” chiarisce: “l’articolo 2 del decreto sicurezza appena approvato al Senato è un articolo “salvapedofili” dice. Un’accusa forte: “Il decreto contiene una disposizione che concentra la competenza dei moltissimi procedimenti contro la pedofilia on line nelle già intasatissime procure antimafia, togliendoli alle procure ordinarie. Oggi un giudizio per casi di pedofilia dura in media tre o quattro anni in primo grado, ma nelle procure distrettuali, oberate da migliaia di procedimenti diversi durerebbe molto di più”. “Potrebbe essere” dice Arena “la morte dell’attività di contrasto alla pedopornografia in rete, che, come tutti sappiamo, deve essere attività dinamica in linea con l’evoluzione tecnologica e con l’aggressività di coloro che fanno mercato dei bambini in tutto il mondo attraverso internet. Si aggiunge un altro tassello a un impianto normativo ingestibile”. La sua speranza è che “al passaggio alla Camera venga cambiato quest’articolo delirante”.
L’ultima caccia ai pedofili online è finita stamattina: quarantuno persone arrestate in tutta la Spagna. Più di cento hard disk e un migliaio di supporti digitali requisiti. La Polizia spagnola ha diffuso un comunicato, in cui si dà il merito della scoperta (e della segnalazione) della rete pedofila proprio a Telefono arcobaleno. Sono loro, i cacciatori dei pedofili online. “Abbiamo fatto più di 21mila segnalazioni di siti nei primi sei mesi del 2008″ dice Maria Clara Marchi, responsabile dell’ Ong “e prevediamo un aumento dei casi del 30% nel corso dell’anno”. Numeri alti, per un fenomeno sommerso: “Siamo un’equipe di sei persone” spiega Marchi, “seguiamo le tracce del mercato pedopornografico sulla rete”. M a non c’è il rischio di finirci impigliati, nella rete? “Beh, ovviamente abbiamo delle regole di operatività molto ferree, non scarichiamo materiale, non ci immischiamo. Il trucco è entrare nella testa di queste persone, seguire le loro tracce. Poi ogni volta che si scopre un sito, si scopre una rete di contatti. E facciamo partire le denunce”. Una procedura che, secondo Telefono Arcobaleno, va a colpo sicuro: “Non gettiamo fango su gente che non c’entra. le denunce sono circostanziate, precise, con la prova di materiale scaricato che poi viene regolarmente rinvenuto dalla polizia nelle case delle persone arrestate. Questi sono collezionisti, si muovono con circospezione, con password criptate, siti ultranascosti, è un mondo abbastanza underground, in cui è assai improbabile che si capiti per caso”.
Il Telefono arcobaleno funziona dal 1996. Dodici anni di monitoraggio e segnalazioni anche grazie a un numero verde, 800 025 777, a disposizione dei minori vittime di abusi. Secondo il report diffuso dall’associazione, il numero di siti pedofili on line è triplicato dal 2005 al 2007, passando dai 13.315 del 2005 ai 39.418 del 2007. E c’è anche una vera e propria “sottocultura” pedofila sommersa, che considera legittimo l’amore “consenziente” con i minori rifacendosi a paraventi letterari come Lolita o i grandi filosofi greci dell’antichità. E nascondendosi la realtà di brutale sfruttamento del turismo sessuale pedofilo diffuso in Stati come la Thailandia. “Così” denuncia Telefono Arcobaleno, “nascono iniziative come il “boy love day” proclamato su internet per la giornata di ieri, il 24 giugno”. “È importante contrastare radicalmente queste rivendicazioni pseudo-culturali” dice il presidente Giovanni Arena “e devo dire che in questo senso in Italia c’è la giusta sensibilità e i siti di questo tipo accessibili sono stati sequestrati”. La maggior parte di quelli attivi, dice Arena, si trovano in Olanda, Svezia, Germania e Usa. Il discorso normativo è diverso in altri Paesi: “In Olanda, ad esempio, c’è secondo me un’eccessiva tutela alla libertà di espressione su un tema così delicato e si arriva a permettere proclami deliranti di questi che sono mercanti dell’abuso”.

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