venerdì 21 marzo 2008

Sicilia: La corte dei conti bacchetta la gestione del 118.

A dare l’allarme sulla gestione del servizio emergenza urgenza in Sicilia ,la Corte dei Conti, che nella sua “Indagine sul funzionamento del 118 ”, depositata il 21 gennaio del 2008 ,ha dettato tutte le incongruenze gestionali che hanno determinato un vero buco finanziario. L’indagine ha infatti verificato le modalità organizzative, i costi e le eventuali criticità, con riferimenti alla fase della programmazione e della gestione del sistema. Addentriamoci nel sistema 118 e cerchiamo di capire cosa ha determinato tutto questo. La sicilia, come tutte le altre regioni si è adeguata nella gestione dell’emergenza, fin dal 2000 al D.P.R. 27 marzo 1992 che detta le linee guida in materia di gestione del servizio di trasporto sanitario di emergenza, ponendo in essere delle normative regionali di riferimento. Tra queste ricordiamo la legge regionale n. 30/93, che istituisce per la prima volta in sicilia una rete “unica ed unitaria” operante mediante l’attivazione di quattro centrali operative raggruppanti bacini territoriali infraregionali. All’interno della stessa legge l’art. 36 che al comma 2 lettera b), prevede la possibilità, per la Regione siciliana, di procedere alla gestione del servizio attraverso la stipula di convenzioni con la Croce Rossa Italiana - CRI. La prima applicazione di tale articolo è avvenuta con ulteriore legge regionale del 7 agosto 1997 n° 30 che assegnava in data 10 novembre 1998 e fino al 31 dicembre 2000 la gestione del servizio emergenza urgenza e del numero unico”118” alla CRI, che a sua volta affidava la gestione alla S.I.S.E. spa, nata nel 1999, come società mista e poi trasformata nel 2004 in spa a maggioranza CRI. Dalla convenzione iniziale detta “convenzione madre” stipulata nel maggio del 2000 si è passati alla data odierna attraverso varie leggi regionali e atti amministrativi che hanno prorogato la convenzione fino al Giugno del 2008. L’organizzazione del servizio in ambito regionale invece si basa sul Decreto assessore alla sanità del 27 marzo 2001 (decreto pubblicato sulla G.U.R.S. n. 17/01) ed intitolato “linee guida generali sul funzionamento del Servizio Emergenza Sanitaria Regionale S.U.E.S. 118”. Nell’ambito del decreto sono state istituite 4 centrali operative : Centrale Operativa 118 Palermo: bacino di utenza: Palermo–Trapani; Centrale Operativa 118 Caltanissetta: bacino di utenza: Caltanissetta– Enna- Agrigento; Centrale Operativa 118 Catania: bacino di utenza: Catania - Ragusa - Siracusa;

Centrale Operativa 118 Messina: bacino di utenza: Messina. Che operano attraverso personale fornito dalle aziende ospedaliere adeguatamente formato. Hanno una funzione di filtro attraverso il numero 118 e di allertamento del sistema territoriale gestito dal CRI-S.I.S.E spa. La dislocazione territoriale delle ambulanze è regolamentata dall’art.lo 3 della convenzione madre sopra citata che prevedeva un numero pari a 157 ambulanze , che però nella conferenza di servizio del 19 luglio 2005 e del 13 settembre 2005 indetta dalla presidenza della regione in presenza degli assessori competenti veniva aumentata fino a 231, ben 64 in più rispetto alla convenzione madre, con un conseguente aumento di personale dedicato da 10 a 12 unità ed un limite orario mensile di 30 ore. Tale numero di ambulanze è aumentato dopo 5 mesi di altre 49 unità fino a raggiungere le 280 il 7 marzo 2006, sempre a seguito di una deliberazione di Giunta regionale e con conseguente aumento di personale dedicato. Ad oggi quindi il numero di personale assunto dal S.I.S.E è passato dai 1570 della convenzione madre ai 3009 dipendenti (autisti-soccorritori), per un totale di 3310 se consideriamo anche gli amministrativi. Si denota quindi un quadro di raddoppio di mezzi e di personale che in soli 2 anni hanno aumentato la spesa globale del servizio 118 a dismisura, infatti come indicato dall’indagine della corte dei conti e dal Dipartimento regionale bilancio e tesoro – servizio 17 ragioneria centrale sanità, con nota n. 25813 del 24 maggio 2007, gli oneri derivanti dalla convenzione, stanziati in bilancio nel capitolo 412525, risultano cresciuti nel seguente modo:

1. anno 2001 impegni euro 8.336.309,95 2. anno 2002 9.991.434,29 3. anno 2003 23.621.834,17 4. anno 2004 47.228.411,85 5. anno 2005 56.532.690,45 6. anno 2006 119.950.539,39

A questi dati esaustivi si devono aggiungere le spese in misura del 10%, per costi relativi ai beni strumentali ed al personale non sanitario che ricadono sulle spese generali della regione siciliana come da convenzione e che hanno visto(vedi tabella) nel triennio 2004-06 le seguenti spese.

Spese generali 4.956.939,57-2004 2004

5.641.357,20 – 2005 5.500.000,00- 2006

Tabella 5 Andamento nel triennio 2004-2006 dei costi relativi spese generali su dati Assessorato alla Sanità – Servizio 7 “SUES 118”.

L’indagine inoltre mette in luce il metodo con cui sono state fatte dal S.I.S.E spa le assunzioni di personale amministrativo (assunzioni dirette) ,criticando anche alcuni compensi che arrivano a 62000 euro annuali. Sempre secondo la corte dei conti nel reclutamento del personale adibito alle ambulanze non sono stati rispettati i normali canoni di assunzione per bando pubblico e con regolare pubblicazione nella G.U.R.S regionale, infatti solo la selezione dei 1978 soggetti da formare come operatori esperti delle situazioni di emergenza risulta nella G.U.R.S n. 2 del 25 gennaio 2002.

Oggetto di critica inoltre la formula di acquisizione da parte del S.I.S.E spa delle ambulanze che secondo la corte dei conti non rispetta il metodo dell’economizzazione di spesa ,infatti secondo la stessa, le ambulanze invece di essere noleggiate, potevano essere acquistate direttamente con una differenza di spesa di circa 4.000.000 di euro rispetto ai 113.000.000 spesi per 5 anni di noleggio. Infine la grande incongruenza della convenzione madre Regione-CRI che viene avvalorata dalla recente impugnazione da parte della Commissione europea davanti alla Corte di Giustizia CEE (ricorso del 28.2.2006 causa C/119/2006) di una convenzione stipulata da una Regione per l’affidamento senza gara di servizi di trasporto sanitario ,condizione che viene esplicitata anche dall’art. 13 della legge 248/06 (“Decreto Bersani”), “Gli enti a capitale pubblico(CRI) non possono svolgere prestazioni a favore di altri soggetti pubblici o privati, né in affidamento diretto né con gara”. Da tutto questo emerge sicuramente una gestione “leggera” della sanità pubblica siciliana che oggi è sotto la spada di Damocle del piano di rientro 2007-09, che ha tagliato risorse a destra e a manca nella vaga ricerca di far quadrare i conti con il governo centrale. Di contro la piena volontà del governo regionale di attuare una politica di sistemazione del personale precario che sotto alcuni aspetti è conseguenza anche del grave stato di disoccupazione in cui versano migliaia di giovani siciliani. Ma quello che conta è la notevole differenza di spesa che la regione siciliana oggi ha nella gestione del 118 rispetto ad altre regioni,dobbiamo quindi adeguarci.

mercoledì 19 marzo 2008

Proposta dell’associazione culturale ArgoNavis per una diversa gestione delle strisce blu ad Acireale.

Egr. Sign. Sindaco avv. Nino Garozzo

Egr. Assessore alla P.U. e Viabilità sign. Giuseppe Torrisi

Vi scrive il presidente dell’associazione culturale ArgoNavis di Acireale in merito alla questione Strisce Blu.

Questa lettera, anche se redatta dall’Argonavis, è sottoscritta, in verità, moralmente anche da moltissimi Nostri concittadini poiché ne raccoglie le sue istanze.

Gli attuali flussi veicolari hanno elevato il problema del parcheggio ad un ruolo di grande rilevanza per tutti coloro che ogni giorno si spostano, per esigenza, in automobile e non solo: congestione alla circolazione veicolare, smog, sosta selvaggia, ed i conseguenti pregiudizi ai pedoni, sono alcune delle conseguenze causate dalla carenza strutturale di aree per la sosta.

La scelta di istituire, anche ad Acireale, il sistema della sosta temporale a pagamento, con la motivazione di agevolare l’alternanza dell’utenza, anche se nobile negli intenti, oggettivamente non ha risolto il problema.

Credo che sia giusto esigere il pagamento di una somma in denaro quando un privato utilizzi un servizio offerto dall’Amministrazione come la disponibilità di un bene collettivo, appunto il suolo pubblico, destinando , come prevede la legge, le somme ad investimenti nel settore della viabilità urbana.

Nel caso in questione la conversione degli stalli liberi in stalli a pagamento ( strisce blu) permette di ricorrere alla leva monetaria per incentivare l’utilizzo di mezzi pubblici ( qualora ce ne fossero… ) o meglio permettere a più persone di avvicendarsi nella sosta.

Temo però che le motivazioni appena esposte, le quali legittimano la discrezionalità amministrativa degli atti di delibera, in effetti siano solo niente altro che una nuova voce per far cassa.

Lasciando da parte le polemiche vorremmo, invece, dare il nostro contributo al miglioramento dei servizi avanzando alcune proposte di modifica sulla gestione della sosta, affinché questa meglio assolva la funzione di moltiplicare concretamente le opportunità di sosta, quindi sia davvero un servizio per i cittadini e non solo una voce di bilancio, come in città molti credono.

Proponiamo di:

1) Istituire la “sosta breve gratuita” per i primi 15 minuti.

Sul modello della gestione servizio sosta nella città di Catania, sarebbe utile anche ad Acireale permettere una sosta veloce gratuita negli stalli blu, per un massimo di 15 minuti a decorrere dall’apposizione di un “Preavviso di contestazione” sul veicolo da parte dell’ausiliare. Solo alla scadenza del termine temporale procedere alla contestazione della sanzione pecuniaria. La concessione di questo tempo servirebbe a:

a) Permettere il reperimento del tagliando di sosta a pagamento, per i fruitori della sosta di lungo periodo, presso il più vicino punto commerciale convenzionato, evitando di incorrere, nelle more, alla sanzione amministrativa. L’amministrazione, infatti, deve dare al cittadino fruitore la possibilità materiale di regolarizzare la propria posizione ed evitare la sanzione. Educare il cittadino innanzitutto, ma dandogliene la possibilità.

b) Agevolare coloro i quali sostano per tempi brevissimi al fine di concludere le commissioni giornaliere. Questa potrebbe essere una misura concreta alla promozione della fruizione degli esercizi commerciali cittadini. La possibilità di una sosta “stop & go” gratuita è una politica incentivante che doterebbe il nostro sistema economico cittadino di un valore aggiunto, facendo diminuire la convenienza a spostarsi, anche per piccoli acquisti, presso i grandi centri di distribuzione commerciale extra-urbani. Senz’altro un aiuto concreto per le attività commerciali acesi che si trovano in difficoltà.

2) Abbonamento periodico alla sosta a pagamento.

La possibilità di usufruire della sosta in abbonamento mensile, bimestrale, quadrimestrale,…………., annuale, ad una cifra decisamente ragionevole, per coloro i quali hanno la necessità quotidianamente di lasciare il proprio mezzo in pubblica via. Mi riferisco ai cittadini che ogni giorno si recano sul posto di lavoro e ivi stanno per buona parte della giornata, oppure ai residenti che non possono permettersi un box auto in affitto o in proprietà. Ritengo che, sempre nello spirito del sistema di sosta a pagamento, tali abbonamenti andrebbero concessi nominalmente per ogni veicolo, in modo tale che il turn – over complessivo del sistema di sosta rimanga efficiente. A tal fine si potrebbe richiedere, per il rilascio dell’abbonamento, ai non residenti l’attestazione dell’azienda dove si lavora; mentre per i residenti e gli operatori commerciali acesi un abbattimento percentuale ( es. il 50 % ) sulla tariffa intera dell’abbonamento.

Speriamo vivamente nell’accoglimento delle istanze dei cittadini acesi, dando esempio di buona e ragionevole amministrazione anche per far sì che l’interesse di una collettività e di un servizio orientato alle esigenze del pubblico prevarichino su arroccamenti di posizioni personali.

Ricordando che il Vostro mandato “democratico” è volto, principalmente, all’adempimento dei bisogni della comunità che per questo ve lo ha concesso, e che le soluzioni nascono ascoltando chi ogni giorno vive il problema, colgo l’occasione per porgere Distinti Saluti.

Salvo Greco

( Presidente ass.cul. “ArgoNavis”)

martedì 18 marzo 2008

Rifiuti, giudizio estremamente negativo della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla gestione commissariale in Sicilia

Il giudizio "estremamente negativo" sulle scelte operate dalla struttura commissariale per l'emergenza rifiuti in Sicilia, nel periodo 1999/2006 e dal Governo Cuffaro, è stato dato dalla relazione finale della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. I dati sono stati presentati da Legambiente Sicilia. La relazione ha anche puntato il dito più in generale sulla gestione straordinaria in Sicilia come in Campania.

Il presidente regionale di Legambiente Sicilia, Mimmo Fontana, e Angelo Lomaglio, componente della commissione hanno anche sottolineato "il giudizio concernente la sentenza della Corte di Giustizia che ha stabilito l'illegittimità della procedura seguita dal commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Sicilia, nell'affidamento degli appalti pubblici, riguardanti i quattro sistemi integrati, previsti dal piano regionale per il trattamento dei rifiuti residui a valle della raccolta differenziata, nelle aree di Casteltermini, Augusta, Bellolampo e Paterno". Si tratta dei sistemi che dovrebbero concludere il ciclo integrato dei rifiuti con quattro impianti di termovalorizzazione.

La Commissione richiama il dato messo in evidenza dalla Corte dei Conti con riferimento all'impiego dei flussi di spesa da parte del Commissariato: su un totale di risorse spese, nel periodo 1999-2005, pari a 209 milioni di euro, "ben 40 milioni di euro, pari ad un quinto circa dell'intero ammontare delle risorse, sono stati destinati al mero mantenimento burocratico della struttura"

"La relazione finale della commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti conferma le tesi su cui la Cgil siciliana assieme alle associazioni ambientaliste si batte da tempo e per le quali ha anche fatto il 15 dicembre una manifestazione regionale. E stavolta è un giudizio, fortemente critico sulla gestione del sistema in Sicilia, che nessuno potrà dire essere di parte". Lo dice Italo Tripi, segretario generale della Cgil siciliana, intervenendo nella sede di Legambiente alla presentazione della relazione della Commissione nazionale sui rifiuti nella parte che riguarda la Sicilia. Secondo Tripi "dopo questa relazione è indifferibile l'apertura di una discussione sul ruolo dell'agenzia regionale per l'acqua e rifiuti, Arra, un carrozzone - sottolinea - costato milioni di euro, attraverso il quale si è impropriamente istituzionalizzato il commissariamento e com'é dimostrato senza risultati positivi". Ed è anche "ineludibile - aggiunge - che i candidati alla presidenza della Regione si impegnino esplicitamente sul tema della riscrittura del piano regionale dei rifiuti". Tripi rileva come "dalla relazione della Commissione si evinca chiaramente il fallimento del piano rifiuti del governo Cuffaro, tutto incentrato sul business dei termovalorizzatori, che invece in un corretto sistema integrato di gestione dei rifiuti sono solo l'ultimo anello. Il piano va dunque reimpostato - sottolinea il segretario della Cgil - riordinando le priorità, che sono riduzione, raccolta differenziata, riciclaggio e riuso e solo per la frazione residuale l'incenerimentoLa commissione ha condiviso il giudizio critico della Corte dei conti in relazione alle modalità seguite dal Commissariato per dare attuazione agli obiettivi del piano, "che si sono rivelate foriere di controversie e critiche di opacità amministrativa, senza peraltro incidere significativamente sui tempi di realizzazione". La relazione ha anche analizzato le discariche. Nel Piano ne sono previste 25 per rifiuti solidi urbani che avrebbero dovuto essere destinate, a partire dal 16 luglio 2005, esclusivamente ai rifiuti provenienti dalle lavorazioni della raccolta differenziata ed a quelli provenienti dalla termovalorizzazione. E' accaduto, però, che, in assenza di impiantistica, le discariche abbiano finito con il rappresentare la chiusura del ciclo. Anche dal punto di vista finanziario, del resto, le discariche hanno un ruolo sempre più centrale nella gestione della spesa per l'emergenza rifiuti. Dalla relazione della Corte dei Conti emerge che, nel periodo 1999-2005, le spese per discariche sono state pari a 60 milioni di euro, pari a circa un terzo dell'intero ammontare delle risorse spese. Attualmente sono operative venti discariche, tutte a gestione pubblica, tranne tre. Non tutte le discariche, tuttavia, sono distribuite in modo omogeneo sul territorio siciliano, così da comportare, come emerso in sede di audizioni dei prefetti e dei rappresentanti degli amministratori locali, notevoli difficoltà, e conseguente incremento dei costi relativi, nel trasporto e nel conferimento. Sulla raccolta differenziata la Commissione ha riportato, ancora una volta, il dato negativo messo in evidenza dalla Corte dei Conti che ha sottolineato come, a fronte di un totale di risorse spese pari a 209 milioni di euro, il Commissariato risulta aver speso per iniziative connesse alla raccolta differenziata (campagne di sensibilizzazione, raccolta, spese per progetti, isole ecologiche) circa 44 milioni di euro, con risultati sconfortanti. La percentuale di raccolta differenziata, del 5,5% nel 2005, è passata al 7% nel 2006 e all'8% circa nel 2007

05-03-2008

Fonte: Ansa

05/03/2008

L A S I C I L I A I N P O S I T I V O.

elezioni regionali 2008

L A S I C I L I A I N P O S I T I V O.

Incontro – dibattito con la partecipazione di

R I T A B O R S E L L I N O
Designata alla Presidenza dell’ARS

A L F I O F O T I
Candidato all’ARS per la provincia di Catania
lista ‘Rita Borsellino/ la Sinistra l’Arcobaleno’

Acireale, Martedì 18 Marzo 2008 ore 21.00
Grande Albergo Maugeri, Piazza Garibaldi

giovedì 13 marzo 2008

IL SOMMERSO DEI PROGRAMMI

IL SOMMERSO DEI PROGRAMMI
Democrazia al verde


di Giovanni Sartori


Torno ai programmi elettorali. Scrivevo che oramai si riducono a essere strumenti acchiappa- voti. Servono per vincere. Il che non implica che servano per ben governare. Può darsi; ma può anche darsi che costringano a governare malissimo. In parte perché promettono quel che non dovrebbero, e in parte perché occultano i veri problemi, i problemi che sono davvero da affrontare. Questi problemi, scrivevo, costituiscono la parte sommersa delle campagne elettorali. Vediamo di farla emergere. Una prima partita sulla quale troppo si sorvola è quella del nostro debito pubblico. Sì, sappiamo che c'è; ma poi si svicola.

Eppure batte ogni record: oscilla intorno al 105% del Pil (prodotto interno lordo), e cioè della ricchezza prodotta dal Paese in un anno; il che comporta un carico di interessi di 70 miliardi di euro. Ora, anche un bambino (ma non i sindacati e nemmeno la sinistra-sinistra) arriva a capire che trovarsi ogni anno con 70 miliardi bloccati è un’intollerabile palla al piede. Questo debito era superato, in passato, dal Belgio, che però è riuscito a dimezzarlo. A noi non riesce. Perché? E' un segreto di Pulcinella, debitamente oscurato da tutti. Una seconda partita dolente, anzi dolentissima, è quella della mafia (nella quale ricomprendo camorra e 'ndrangheta). Vedi caso, nessun programma si impegna in una «guerra alla mafia». Eppure la mafia è la più grossa azienda del Paese, con un fatturato nell'ordine di 90 miliardi all'anno, tutti esentasse, tutti in nero. Ma né Tremonti né Visco né nessuno hanno mai davvero cercato soldi nel colossale patrimonio mafioso.

Perché? E' un altro segreto di Pulcinella. E' che il voto malavitoso condiziona e inquina la politica e le elezioni di metà del Paese. Nel 2001 Berlusconi vinse in Sicilia 61 collegi su 61. E’ comune opinione che quel trionfo fu dovuto anche ai voti controllati dalla mafia. E ora il Cavaliere ritenta il colpo rilanciando il ponte di Messina, che sarebbe inevitabilmente una colossale pacchia per l'onorata società. Come insegna l'autostrada Salerno- Reggio Calabria, fatturata metro per metro dalle cosche. Aggiungo che questo lassismo, e ancor più la collusione tra politica e mafia, sono particolarmente vergognosi perché impiombano l'economia del Sud e di riflesso tutta l'economia italiana. Il Sud non riesce a decollare, economicamente, anche perché strangolato dal «pizzo» e da un gigantesco parassita che oramai è arrivato al Lazio. Come scrive Giorgio Bocca, la malavita sta «sconfiggendo lo Stato in metà dello Stato». Eppure i partiti (paghi di qualche fortunato arresto) non fiatano e anzi candidano personaggi in altissimo odore di sospetto. Una terza grossa partita è quella delle infrastrutture. Sono tante. Qui ho in mente strade e ferrovie, che sono infrastrutture disattese da decenni.

Giuseppe Turani stima che la rete ferroviaria da rifare costerebbe 30-40 miliardi, e che «per diventare (in materia di viabilità) un Paese moderno in media con gli altri Paesi europei dovremmo spendere nell'arco di una ventina d'anni almeno un altro Pil al completo». Basta e avanza così? Purtroppo no. Perché tra le partite ad alto costo c'è anche la partita ecologica e dell'incombente disastro climatico. In materia i nostri Verdi fanno ridere o fanno danno. Per loro il problema principale è di bloccare strade, ferrovie e fabbricati «brutti», nonché il grosso degli impianti per l'energia elettrica e la rigassificazione del metano. Il brutto non piace nemmeno a me. Ma è irresponsabile raccontarci che il fabbisogno energetico (in vertiginosa crescita) sarà fronteggiato dal sole e dal vento. Nel contempo si limitano a piangere, soltanto l'estate, quando i nostri boschi bruciano; e il ministro Pecoraro Scanio si è distinto nel bloccare a Napoli i termovalorizzatori perché il suo collegio elettorale è, appunto, Napoli. Abbiamo sottoscritto gli accordi di Kyoto, dopodiché le nostre emissioni di gas serra (il vero problema) hanno superato del 13% il limite che abbiamo accettato.

La verità è che sia Berlusconi che Prodi del riscaldamento della Terra si sono strafregati, e nemmeno Veltroni si stravolge più di tanto. Quanti Pil verrà a costare, quando i nodi verranno al pettine (sarà presto), questa cecità? Nessuno lo sa né lo vuol sapere. Infine c'è il costo del federalismo promesso a Bossi da Berlusconi. Nei programmi è un costo non contemplato, come se spezzettare il Paese in parecchie Sicilie aggiuntive non comportasse un esiziale aggravio di sprechi clientelari e di ogni sorta di disfunzioni. Pertanto quando si osserva che i programmi del Pd e del Pdl si equivalgono, si dimentica che se Berlusconi vincerà dovrà pagare a Bossi il salatissimo prezzo del suo sostegno. Ripeto, nessuno lo nota ma su questa partita Berlusconi, e soltanto lui, ci costerà molto caro. Cerchiamo di fare il punto a oggi. Siamo una democrazia troppo indebitata? Sicuramente sì. Siamo anche una «democrazia in deficit», per dire che le uscite superano regolarmente le entrate? Per ora è ancora così; e dubito sulla redenzione prevista per il 2012.

La cosa certa è, invece, che siamo una «democrazia al verde», senza un soldo in tasca, e che ha raschiato il fondo del barile (ci resta soltanto la risorsa, poco saggia, di continuare a vendere il patrimonio dello Stato). Si risponde che siamo pur sempre una «democrazia in crescita» in termini di Pil. Ma questa crescita è modestissima. Eppoi il Pil a questo effetto non è un buon indicatore. Il dato significativo è che oggi, secondo i dati Ocse, il potere di acquisto dei nostri lavoratori è del 18% circa inferiore a quello dei Paesi dell’euro. E siccome ci mancano i soldi per rimediare, il mio sospetto è che noi siamo una «democrazia in decrescita» e cioè caduta nel vortice di uno sviluppo non sostenibile che distribuisce più di quel che produce.

lunedì 10 marzo 2008

Catania, il costo sale la qualità no.

I cittadini catanesi non sono in grado di pagare gli enormi aumenti sulla TARSU imposti dall’ex amministrazione comunale SCAPAGNINI/LOMBARDO.

Aumenti terribili ed iniqui per tutti. Atroci, in particolare, per le moltissime famiglie che date le povere condizioni economiche non sono nelle oggettive condizioni di pagare il raddoppio e più richiesto sulla tassa Gestione Rifiuti.

In soli due anni l’aumento imposto corrisponde al 110%. Il nuovo incremento conferisce una tariffa di 3,17 euro m/q. Compreso le aree adibite a garage. Viene richiesto un supplemento del 15% per balzelli puramente vessatori…addirittura si richiama l’Eca, in disuso – ente comunali assistenza- che nulla ha a che vedere con i Rifiuti. A Catania è in atto una delle tariffe più alte in assoluto in Italia, a fronte del servizio più inadeguato in assoluto. Viene dichiarata una produzione di rifiuti pro-capite pari a 845,8 Kg a fronte degli 588 prodotti nel 1999. La raccolta differenziata negli ultimi anni è rimasta sempre al di sotto del 5%. I costi di gestione sono enormi, i più alti nel nostro Paese. La città è piena di discariche abusive. Il servizio complessivo di gestione è pessimo. L’amministrazione comunale è stata totalmente incapace a scovare i tantissimi evasori.

Mai rinnegato il fascismo

Fonte: Repubblica 10/03/2008

ROMA - "Mai rinnegato il fascismo". Diventa un caso la candidatura di Giuseppe Ciarrapico nel Pdl. L'imprenditore, in un'intervista a Repubblica, non ha nascosto le sue note simpatie per Mussolini. Parole che hanno provocato dure reazioni, nel Pd ma anche nel Pdl. Pesante quella di Gianfranco Fini, a cui Ciarrapico aveva rivolto sprezzanti critiche: "Ho già detto quello che dovevo dire a suo tempo (un riferimento indiretto a quando il leader di An definì il fascismo "il male assoluto", ndr)", per poi scaricare la scelta su Forza Italia: "Fosse dipeso da noi...". E dura è anche la reazione di Fiamma Nierenstein: "Ho visto il coraggio di Fini che andava a chiedere scusa a Gerusalemme, ma io sono antifascista e non sono compatibile con nessuno che non dica di rinnegare il fascismo".

Anche la reazione del Pd chiama direttamente in causa Berlusconi: "Visto che Ciarrapico non rinnega il fascismo, il Cavaliere rinnegherà la candidatura di Ciarrapico? - si chiede il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, candidato nel Lazio - Un partito che si richiama alla parola libertà non può portare in Senato un convinto sostenitore della dittatura fascista".

E in effetti le parole di Ciarrapico lasciano poco spazio al dubbio. "Il fascismo mi ha dato sofferenze e gioie. Mai rinnegato, mai confuso, mai intorpidita la mente da pensieri sconclusionati e antistorici" si legge nell'intervista a Repubblica. Ed ancora, a proposito delle foto di Mussolini che campeggiano in alcune redazione di giornali editati da Ciarrapico: "E' bellissimo, c'è ovunque".

"E' la scoperta dell'acqua calda: i fascisti ci sono ancora e trovano ospitalita' li' dove non dovrebbero trovarla" taglia corto Victor Magiar, scrittore ed esponente delle comunita' ebraiche italiane. Storia nota le simpatie dell'imprenditore per il Ventennio. A ricordarle ci pensa Vincenzo Cerami scrittore, autore e responsabile Cultura del Pd: "Non va dimenticato che Ciarrapico, oltre a stare scrivendo la biografia di Starace, come lui stesso rivendica nell'intervista, ha pubblicato anni fa come editore l'opera omnia di Mussolini. Questa è la cultura del Partito del Popolo della Libertà".

E proprio sulla deriva a destra del Pdl torna a insistere il vicesegretario del Pd Dario Franceschini: "Berlusconi ha riempito le sue liste di ogni cosa: prima Fini, la Mussolini e poi Ciarrapico, che si è detto orgoglioso di essere fascista. Penso che i moderati e le persone per bene faranno fatica ad accettare questo spostamento a destra irreversibile e inarrestabile da parte del Pdl".

Mentre Alfredo Reichlin, dirigente del Pd, che ha presieduto la commissione per il manifesto dei valori del Pd, sottolinea il ruolo deciso della memoria "su ciò che il fascismo ha significato per il nostro paese. E' un messaggio che è necessario arrivi soprattutto ai più giovani, affinchè esternazioni come quelle di Ciarrapico non passino come nulla fosse".

(10 marzo 2008)